Lo SPID, il sistema pubblico di identità digitale italiano, comincia ad assumere nuove forme nel modo in cui viene offerto agli utenti.
Namirial, una delle società italiane più note per i servizi di firme digitali e PEC, ha introdotto un modello a pagamento per il suo SPID, segnando così una svolta che riflette le difficoltà e i cambiamenti in corso nel settore.
Da tempo si percepisce una certa presa di distanza da parte dello Stato nei confronti dello SPID, preferendo incrementare strumenti alternativi come la CIE (Carta d’Identità Elettronica) o il futuro EU Wallet, un portafoglio digitale europeo. Questo contesto ha spinto diversi provider a rivedere la propria strategia: Aruba, InfoCert e Register hanno scelto un modello a pagamento più lineare, mentre Namirial ha optato per una soluzione “freemium”.
Come funziona il modello freemium di Namirial
La novità più importante è la distinzione tra due versioni dello SPID, la Lite e la Full. La prima resta gratuita, ma con utilizzi limitati: può essere impiegata solo per servizi di aziende private, come l’accesso a conti correnti o l’attivazione di SIM telefoniche compatibili. Questo è un dettaglio che molti utenti non considerano quando scelgono quale SPID ottenere, ma fa una grande differenza nell’uso effettivo.
Lo SPID Full, invece, permette di accedere ai servizi della pubblica amministrazione, quindi è quello che garantisce il massimo di funzionalità. Questa versione è però a pagamento, con un costo annuo di circa 10 euro più IVA. È possibile accedervi gratuitamente soltanto se si è già abbonati ad altri prodotti Namirial, come la firma digitale triennale o la Casella PEC. Una condizione che spinge chi utilizza intensamente i servizi digitali certificati a fare un’unica scelta integrata.
Che cosa cambia per gli utenti e il sistema SPID
Questo cambio di rotta di Namirial è un segno significativo di una trasformazione in atto: lo SPID non è più visto come un servizio completamente pubblico e gratuito. L’aumento dei costi, anche se contenuti, può diventare un freno per utenti meno esperti o per chi usa i servizi digitali solo sporadicamente. Nel complesso, una situazione che fa emergere un divario tra utenti professionali e quelli occasionali.
Nel frattempo, i nuovi strumenti come la CIE e l’arrivo dell’EU Wallet fanno da alternativa concreta, con soluzioni più aperte e supportate direttamente dalle istituzioni. Un aspetto che potrebbe passare inosservato a chi abita in zone meno servite dalla tecnologia, ma che nel lungo termine modificherà il modo in cui ci identifichiamo nel digitale.
Questa scelta di Namirial si inserisce inoltre in un quadro più ampio di digitalizzazione in Italia, dove la sostenibilità economica di servizi cruciali è ormai messa in discussione: i cittadini dovranno sempre di più valutare l’effettiva utilità e il costo dei servizi digitali a cui si affidano, in una fase di transizione che rischia di creare nuove forme di esclusione digitale.