Revocati i domiciliari a due minorenni coinvolti negli scontri in stazione Centrale

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Ottobre 9, 2025

Il Tribunale per i minorenni dispone misure alternative ai domiciliari: obbligo di frequenza scolastica, percorso psicologico e incontri sulla legalità per i due giovani coinvolti

Milano, 9 ottobre 2025 – I giudici del Tribunale per i minorenni di Milano hanno deciso di revocare la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due studenti minorenni coinvolti negli scontri avvenuti il 22 settembre scorso alla stazione Centrale di Milano, al termine di un corteo in solidarietà con Gaza.

Revocati gli arresti domiciliari per i due studenti minorenni

I due giovani, uno studente e una studentessa di 17 anni, erano stati arrestati con l’accusa di resistenza aggravata e danneggiamento in relazione ai disordini scoppiati in stazione Centrale. La Questura aveva inoltre emesso nei loro confronti un Daspo, proibendo loro l’accesso a locali e alla stazione, misura applicata anche a due studentesse maggiorenni di 21 anni.

Il collegio giudicante, presieduto da Ciro Iacomino, riconosce “gravi indizi di colpevolezza” nei confronti dei due, ma ha ritenuto che la misura degli arresti domiciliari, precedentemente disposta dal gip del Tribunale per i minorenni, fosse “del tutto sproporzionata rispetto alle esigenze cautelari”.

I giudici hanno sottolineato che i due studenti furono coinvolti soltanto nella primissima fase degli scontri e non parteciparono alla successiva guerriglia urbana che proseguì dopo una manifestazione inizialmente pacifica. Nel corso dell’udienza di Riesame, i ragazzi hanno espresso consapevolezza della gravità del loro comportamento e hanno dichiarato di essere molto provati per quanto accaduto, segnalando di aver ripreso la frequenza scolastica.

Percorso educativo e psicologico per i ragazzi

Nel provvedimento di revoca, il Tribunale ha sostituito l’obbligo di permanenza domiciliare con una serie di prescrizioni, tra cui la frequenza regolare della scuola, un percorso psicologico e psicoterapeutico e la partecipazione a incontri di educazione alla legalità. Questi ultimi sono stati ritenuti necessari per riflettere sul confine tra “positivo attivismo politico” e il rispetto dei diritti e delle norme democratiche.

Una educatrice ha inoltre confermato che i due studenti non hanno un profilo da facinorosi, ma sono adolescenti “simpatizzanti, sensibili e intelligenti” che avevano canalizzato le proprie angosce e inquietudini attraverso l’attivismo politico.

La decisione segna un passo importante nella gestione delle conseguenze giudiziarie degli scontri di Milano, in un contesto cittadino noto per la sua complessità sociale e politica.

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