L’iniziativa, spiegano gli studenti, si inserisce nel solco della “mobilitazione permanente contro il genocidio palestinese”
Il collettivo studentesco “Rebelot” ha annunciato su Instagram l’occupazione della sede di via Conservatorio dell’Università Statale di Milano, dove ha sede la facoltà di Scienze politiche. L’iniziativa, spiegano gli studenti pro-Pal, si inserisce nel solco della “mobilitazione permanente contro il genocidio palestinese e contro Israele”, un’azione di protesta che prosegue da mesi in diversi atenei italiani.
Le accuse dei pro-Pal al governo
Nel comunicato diffuso online, gli attivisti pro-Pal sostengono che in tutto il Paese “milioni di persone” si siano mobilitate contro “il genocidio del popolo palestinese” e la “complicità esplicita del governo Meloni”, accusato di sostenere “il progetto assassino dello Stato sionista di Israele”. Secondo il collettivo, l’esecutivo avrebbe scelto “la via della repressione”, punendo chi manifesta solidarietà verso la Palestina nelle piazze e nelle università, nell’ambito di quella che definiscono “una più ampia strategia di riarmo e controllo interno”.
Il ruolo delle università e la critica al sistema accademico
Gli studenti di Rebelot sottolineano come, a loro avviso, l’università giochi un ruolo cruciale nel contesto politico attuale. Denunciano in particolare la collaborazione tra il mondo accademico e le industrie belliche, citando l’azienda Leonardo come esempio “emblematico” di questa connessione. Ma la critica, spiegano, non si limita alle facoltà tecnico-scientifiche: anche i corsi apparentemente lontani da tali dinamiche, come quelli di Scienze politiche, sarebbero parte di un sistema che “produce un sapere figlio di interessi economici” e non “un sapere critico, trasparente e orizzontale”.
L’occupazione di via Conservatorio
Da queste premesse nasce la decisione di occupare la sede di Spes, in via Conservatorio. Gli studenti pro-Pal dichiarano di voler “rendere visibili le contraddizioni del sistema universitario” e mettere in discussione “la presunta neutralità del sapere” che, a loro giudizio, maschera una forma di complicità con il potere economico e politico. L’obiettivo, affermano, è costruire “un modo nuovo di sapere” fondato sulla partecipazione collettiva e sull’impegno sociale.
La solidarietà dei pro-Pal alla resistenza palestinese
Nel messaggio conclusivo, il collettivo invita a “bloccare l’università” in segno di solidarietà con la resistenza palestinese e con “tutte le persone colpite dalla repressione del movimento solidale”. Rebelot chiede la liberazione delle attiviste della Global Sumud Flotilla ancora detenute in Israele e propone di “costruire un embargo popolare contro lo Stato israeliano”. Il testo si chiude con lo slogan che accompagna da tempo le proteste studentesche in diversi atenei italiani: “Gli studenti sanno da che parte stare: Palestina libera dal fiume fino al mare.”